La Storia
Le origini di Ronciglione si fanno risalire agli insediamenti abitativi di epoca etrusca, di cui restano modeste necropoli nelle valli tufacee (colombari). Vi sono testimonianze anche dell’epoca romana in cui è presumibile che la città fosse un “castrum” posto tra la Cassia Cimina e la Cassia Clodia. Incerta è invece l’origine del nome. Alcuni studiosi sostengono provenga dalla radice rum o rom di origine etrusca. Altri asseriscono che esso derivi da Runcola o Roncilio, appoggiandosi al fatto che già da molti anni vi si fabbricavano ronci ed attrezzi agricoli di ferro. Ma l’ipotesi più accreditata sembra essere quella che derivi dalla rupe fatta a forma di Roncola, su cui sorge l’antico abitato, il Bedini asserisce che ” il nome Ronciglione sia venuto dalla conformazione del massiccio” su cui era stata costruita : massiccio rotondeggiante = rotonduscilio –> rondus cilio –> roncilio –> Ronciglione
Cronostoria ronciglionese: 1045:Ronciglione viene edificata dai prefetti di Vico. Nell’Alto Medioevo è preda di numerosi saccheggi dei barbari, finche’ a ridosso del Mille viene inclusa nel Ducato Romano della Curia Pontificia. L’oscuro periodo delle invasioni barbariche resta documentato da vari cippi funerari. Roma e il potere Pontificio hanno fortemente influenzato la storia di questa cittadina. Nei secoli Roma ha conosciuto varie tristi vicissitudini fino all’affermazione del Ducato Romano che, sorto sullo sfacelo politico-amministrativo causato dalle invasioni, per impulso dei Papi, permise il ritorno alla legge come base del vivere civile. Ronciglione vide l’affermarsi del governo rappresentato dal potere prefettizio, in particolare tra i Prefetti che ebbero a che fare con la Contea di Ronciglione, ci fu la potente famiglia di origine tedesca dei Prefetti di Vico, che prese il nome dal lago su cui dominò. Difatti, non potendo dominare direttamente la contea, si costruirono un alto castello a picco sul promontorio del Lago di Vico, di cui ancora oggi restano le rovine dette “il Castellaccio”. Temuti e forti dominarono dopo il mille, per circa quattro secoli. 1435: Giacomo di Vico, ultimo signore di Ronciglione, fu decapitato a Vetralla da Giovanni Vitelleschi su ordine del Papa Eugenio IV, a cui si era ribellato. Lo stesso Papa diede in dono Ronciglione ad un’altra importante famiglia, quella degli Anguillara. Il principale esponente fu il Conte Everso Dell’ Anguillara, che per circa ventinove anni dominò sia la Contea che altri paesi limitrofi. 1464: I figli del Conte, ribellandosi allo Stato Pontificio, causarono la fine degli Anguillara nel per ordine di Papa Paolo II, che ritornò così in possesso diretto della Contea di Ronciglione, nominando propri governatori. Fra questi si può annoverare il cardinale Giuliano della Rovere, nipote di Sisto IV che più tardi divenuto anch’egli Papa, con il nome di Giulio II, fu il grande protettore della cittadina. 1537: Papa Paolo III Farnese unisce la contea di Ronciglione al ducato di Castro per Pier Luigi Farnese. Questa famiglia divenne molto potente dominando oltre che su Castro e Ronciglione anche su Parma e Piacenza. Sotto i Farnese, Ronciglione, che era la capitale e la residenza ufficiale dei duchi, conobbe le magnificenze dell’Umanesimo e del Rinascimento. Sorsero gli edifici più vistosi che ancora oggi si ammirano: la Fontana Grande, Porta romana, la Chiesa della Pace, il Palazzo della zecca, (andato distrutto nella guerra del 1944). Più importante ancora fu la realizzazine di una rete viaria ampissima e modernissima. Ronciglione, durante il governo dei Farnese, conobbe anche la prima rivoluzione dell’epoca, fu trasformata da agricola in una cittadina industriale, con l’apertura di ferriere, cartiere, ramiere e di altri opifici, grazie anche all’immissione dal nord di operai specializzati. La sua popolazione passò di netto da 3000 abitanti a 5500; sorse la seconda Ronciglione più ampia e ricca. E come tutte le corti ducali del Rinascimento, conobbe i fasti delle feste e dei ricevimenti, si consolidò in questo periodo il carnevale che ancora oggi resiste all’usura del tempo. L’enorme e sproporzionato dispendio dell’economia Farnesiana, fece salire paurosamente i debiti dei duchi. I testi riportano la favolosa cifra di 1.622.000 scudi. 1649: Papa Urbano VIII decise di togliere ai Farnese il Ducato di Castro e Ronciglione e così la cittadina passò di nuovo sotto il diretto dominio dei Papi. La sconfitta della famiglia Farnese avvenne con la totale distruzione della città Castro, che dopo cinque ore di combattimento fu rasa al suolo ” senza lasciar pietra su pietra”. 1728: Papa Benedetto XIII, diede a Ronciglione il titolo di Città. Durante questo periodo fu ultimato il nuovo Duomo, crebbero le industrie e sorsero altri palazzi, finché la rivoluzione francese, che scosse tutta l’Europa sconvolse anche Ronciglione, che opponendosi al passaggio delle truppe francesi, fu tradita, abbandonata e presa dal Generale Valterre che la incendiò e saccheggiò, massacrando 85 cittadini, il 28 luglio 1799 (Tre notti e tre giorni durò il saccheggio e l’ incendio). Superati i tragici eventi, la cittadina, benché riedificata, non riuscì più a tornare all’antico splendore. Durante la seconda guerra mondiale fu bombardata il 5 Giugno del 44. Ronciglione, situato a circa 400 metri s.l.m., ha un’invidiabile posizione geografica e climatica e negli ultimi anni ha sviluppato le attività inerenti al turismo valorizzando in particolare il patrimonio ambientale del Lago di Vico e le proprie tradizioni gastronomiche e culturali.
Borghi Medievali
Il centro storico medievale di Ronciglione, uno tra i maggiori e più preziosi della zona della Tuscia viterbese, ha la particolarità di essere arrampicato su una roccia di tufo. Una volta rimasti impressionati dalla sua prima, panoramica vista, ci si addentra nel cuore della sua parte medievale e si scopre una serie di bellezze d’altri tempi, oltre che un ricco e variegato patrimonio storico e culturale. Il centro storico di Ronciglione, infatti, presenta numerose testimonianze del passato, sia religioso che civile, con la presenza sia di numerose chiese che di palazzi nobiliari di valore. Per quanto riguarda le chiese, a Ronciglione sono molte quelle meritevoli di una visita, come il Duomo dedicato ai Santi Pietro e Caterina e, soprattutto, la Chiesa di Santa Maria della Provvidenza non solo antica, ma posta in una straordinaria posizione sul ciglio di un autentico burrone. Anche l’architettura civile ha dato a Ronciglione ottimi risultati, e tra le maggiori e più visibili prove meritano un cenno a parte l’antica rocca con i torrioni, l’edificio del Comune di origine cinquecentesca e una bella fontana monumentale, anch’essa di antica datazione e che pare sia stata progetta dal Vignola.


A un paio di chilometri a sud di Ronciglione, lungo la Strada Provinciale Cassia Cimina si intravede sulla sinistra, tra i noccioleti e un gruppo di querce, la chiesetta romanica di Sant’Eusebio, risalente al VII-VIII secolo. Il complesso è formato da due manufatti distinti tra loro. Il primo è il sepolcro in tufelli rettangolari, risalente alla seconda metà del IV secolo d.C. che Flavio Eusebio – vicegovernatore della Campania – fece costruire per sé e per la famiglia nei terreni di sua proprietà, come ci riferisce un’iscrizione lapidea. Sotto il pavimento sono state rinvenute sette sepolture in muratura, di cui quella contro la parete di fondo è probabilmente quella di Flavio Eusebio. L’altro corpo è costituito dalla chiesa che fu costruita intorno alla sepoltura, diventata luogo di pellegrinaggio sin dal Vi secolo, probabilmente per l’assimilazione di Flavio Eusebio con l’Eusebio vescovo di Sutri di un secolo posteriore. La chiesa che avvolge il monumento funerario è di forma basilicale a tre navate con un’accentuata asimmetria tra le due laterali, dovuta a rimaneggiamenti succedutisi nel corso dei secoli. La navata centrale che costituisce il nucleo originario insieme ad alcuni tratti dei muri perimetrali, è formata da grossi blocchi di tufo e presenta tre arcate per lato impostate su larghe colonne con capitelli quadrangolari decorati con elementi di età pre-carolingia: nastri intrecciati, foglie lanceolate e volute angolari. All’esterno era presente una torre campanaria di forma quadrata che crollò nel 1940. Dell’originaria decorazione è pervenuto soltanto un esiguo frammento della figura di Cristo, oggi trasferito all’interno della chiesa di Santa Maria della Pace. Delle altre pitture, eseguite a fresco sulle pareti della navata centrale tra la fine dell’XI e l’inizio del XII secolo, restano, seppur rovinate, l’Ultima Cena, la Lavanda dei Piedi, l’Albero di Jesse e, sopra l’arcata del mausoleo, il Cristo benedicente tra quattro Santi, di cui l’ultimo a destra rappresenta Sant’Eusebio in abito vescovile. Sulla parete di fondo della navata di destra è visibile un affresco con due figure longilinee in tunica celeste: le Vergini prudenti. Una quattrocentesca Madonna col Bambino tra i Santi Eusebio e Stefano, con aggiunte del XVII secolo, domina la parete di fondo del presbiterio. Nel corso del 2006 la chiesa è stata oggetto di interventi di restauro conservativo.
Duomo
Costruito dalla comunità e dal popolo che vi ha carreggiato pietra su pietra. Il duomo fu voluto dalle autorità di Ronciglione e dal vescovo. Costruito sul disegno del celebre architetto barocco Carlo Rainaldi a partire dal 1671, il Duomo fu completato nel 1695 e consacrato nel 1726, mentre il campanile venne ultimato nel 1734 su progetto di Sebastiano Cipriani. Una cordonata che fiancheggia il lato meridionale conduce al Duomo di Sotto, dedicato alla Madonna del Suffragio, dotato anch’esso di campanile.
La chiesa presenta una facciata a due ordini architettonici: ionico in basso, composito in alto. Tutto il complesso è solenne armonico e maestoso e la cupola domina, affiancata dall’aereo campanile, anche se non è della medesima fattura. Nell’angolo nord fra il transetto e l’altare Maggiore è ubicata la sagrestia. La sagrestia è ampia, luminosa e funzionale. Alla chiesa si accede per tre porte: una grande e due minori laterali. L’interno è a tre navate, quella centrale è divisa da quelle laterali per mezzo di quattro pilastri con tre arcate per parte ed è coronata in alto da una cupola di pietra capolavoro dei maestri scalpellini. La Chiesa contiene numerose opere d’arte, tra le quali spiccano l’altare nel transetto sinistro, dedicato al SS. Rosario, in marmi policromi con soprastante pala settecentesca di Giuseppe Ghezzi raffigurante la Madonna del Rosario e la tela dell’Assunzione di Francesco Trevisani (1656-1747), collocata sopra l’altare nel transetto destro, dedicato al SS. Salvatore. Da notare inoltre un trittico quattrocentesco del pittore viterbese Gabriele Di Francesco raffigurante il San Salvatore benedicente, la Vergine e San Giovanni, posto sull’altare destro, la statua lignea di San Bartolomeo patrono di Ronciglione e l’altare maggiore dedicato al SS. Sacramento, circondato da quattro figure in stucco raffiguranti i Dottori della Chiesa: da sinistra a destra Sant’Agostino, San Gregorio Magno, Sant’Ambrogio e San Girolamo. Da pochi anni, in una cappella laterale vi sono invece le ossa della Venerabile Suor Mariangela Virgili (Ronciglione 1661-1734) morta in concetto di santità e da tutto il popolo ronciglionese ritenuta santa, la cui memoria è ancora viva.
Fontana degli Unicorni
Di faccia al Palazzo Comunale si erge la Fontana grande o dei cavalli marini costruita in pietra macigno(pietra proveniente dalla cava delle macine-Lago di Vico). E’ un elegante esempio di fontana da piazza attribuita popolarmente al Vignola l’architetto del palazzo che il Cardinale Alessandro Farnese si fece erigere a Caprarola. Era inevitabile che al medesimo venissero attribuiti altri monumenti sorti nel ducato ad opera dei Farnese, come accaduto appunto per la fontana, in realtà essa fu commissionata dal Cardinale Alessandro Farnese ad Antonio Gentili da Faenza, ed eretta nel 1566. Attorno, alla fontana, sono fiorite leggende come quella che aveva i cavalli marini interi con briglie d’oro rubate al tempo dell’incendio dei francesi (1799) ed altre fantasticherie come quella che avesse quattro vasche minori ai lati, collocate intorno alla fontana come abbeveratoi.

